Come la post-verità diventa post-realtà

19 Dicembre 2024 07:00 Giuseppe Masala

di Giuseppe Masala*

Il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump non è un vero ritorno, è un nuovo arrivo, perché il vecchio Donaldo non è più il reazionario del tempo che fu; è un altro uomo. E il suo cambiamento, a sua volta, si incarna nell'uomo che è tutto ciò che Donaldo ha avversato nella sua prima esperienza alla Casa Bianca: transumanesimo, cosmismo, nuova economia digitale. Naturalmente l'uomo di cui si parla è Elon Musk, il nuovo presidente ombra degli Stati Uniti.

Una scelta obbligata quella di Trump di collaborare con un uomo come Musk, perché il grande obiettivo di questa nuova presidenza sarà quello di risollevare le sorti dell'impero occidentale ormai in decadenza e per fare questo - se necessario - è giusto fare anche patti con il diavolo. Come quello che ormai è uscito dall'ampolla sotto le sembianze di Musk.

Il compito di Musk, sarà quello di riportare gli Stati Uniti e i suoi satelliti ai vertici dell'innovazione tecnologica scavalcando l'antagonista di questo inizio millennio, la Cina Popolare guidata dall'imperatore rosso Xi.

Dalle prime indiscrezioni giornalistiche già si anticipa che Donald Trump permetterà l'utilizzo nelle strade degli USA di strumenti di “Machine Learning Rinforzato” per la guida autonoma con la speranza di ridare smalto alla Tesla e alle altre case automobilistiche americane ormai spiazzate quanto a competitività dalle case automobilistiche cinesi. Il punto è che con la guida autonoma si pone il primo mattone di una gabbia dove l'umanità non è solo controllata, ma è ridotta a gregge mansueto. E proprio qui sta il punto fondamentale: per creare una post verità - una fandonia che influenzi il reale perché da tutti è creduta come vera – non è necessario che alcuni Dottor Stranamore creino false narrazioni nelle redazioni dei giornali o delle tv. E' più che sufficiente che la soglia dell'attenzione, e dunque la capacità delle persone di “intelligere” e di interpretare il mondo si abbassi sotto il livello di guardia, affinché le false interpretazioni diventino post verità e alla lunga post realtà. Questo è uno dei rischi principali degli strumenti di Intelligenza Artificiale, compresi quelli per la guida autonoma; disabituare l'uomo a percepire il pericolo e dunque ad interpretare correttamente la realtà che lo circonda.

E che dire dell'autorizzazione ad operare sugli esseri umani ricevuta qualche giorno fa da Neuralink, la più inquietante creatura di Elon Musk? Presto dovrebbero partire le sperimentazioni per consentire ai paraplegici di muovere un braccio robotico con il pensiero, grazie, all'impianto di un microchip nel cervello. Certo, al momento siamo nell'ambito del presidio sanitario con finalità etiche, credo, difficilmente contestabili ma è altrettanto difficile negare che si è aperto un campo potenzialmente pericolosissimo nel quale il microchip è in grado di intercettare le E-grammar presenti nei neuroni teorizzate da Noam Chomsky, trasformarle in un codice binario e con questo muovere una macchina. Potenzialmente grazie a questa tecnologia si potrebbe forse arrivare alla situazione inversa, non più la coscienza umana che muove la macchina grazie alla mediazione del microchip, ma la macchina (il computer) che influenza la coscienza umana grazie a Neuralink che, appunto, interconnette neuroni e macchine.

Ma senza spingerci troppo nelle previsioni non bisogna dimenticare che il primo germoglio di questa distopia è già tra noi: pensiamo agli occhiali per la realtà aumentata che ci fanno precipitare in quelle eterotopie che sono i vari metaversi presenti in rete. Non sono forse, questi, distorsori della Realtà che precipitano le nostre coscienze in universi paralleli dai quali è difficile risalire soprattutto se frequentati in combinazione con delle “drogucce mescaline” assunte in combinazione? Cose che già io – nel mio piccolo – ho descritto nel romanzo distopico Ananke [Giuseppe Masala, Ananke, L'AD, 2022] dove appunto descrivevo anche la malattia psichiatrica che potrebbe insorgere dall'imprigionamento della coscienza umana in un metaverso; la “Sindrome di Norbert Wiener”, nome assegnato in onore del padre della cybernetica.

Dunque l'uomo sarà condannato? Il suo futuro sarà quello della schiavitù digitale imprigionato in una post realtà e irretito da una post verità? Non è detto, nella coscienza, come ci ha insegnato Dostoevskij esiste un uomo del sottosuolo che perfino nel caso che diventasse effettivamente un tasto di pianoforte, a dimostrarglielo perfino con le scienze naturali e matematicamente, anche allora non rinsavirebbe, ma, al contrario, farebbe apposta qualcosa, unicamente per pura ingratitudine; precisamente per tener duro”.

*Articolo pubblicato su Detonatore Magazine

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