8 marzo. L'origine (dimenticata) della festa delle donne

08 Marzo 2024 12:00 Francesco Santoianni


di Francesco Santoianni

Come ogni 8 marzo, stucchevoli polemiche sugli uomini che regalano mimose alle donne e altre chiacchiere per riempire il talk show. E nessuno che si prende la briga di evidenziare come questa ricorrenza sia stata travisata.

Sì perché la ricorrenza dell’8 marzo è stata istituita dalla Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, (Mosca, il 14 giugno 1921) come «Giornata internazionale dell'operaia» a ricordo delle operaie che, l'8 marzo 1917 (il 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia), rivendicando, a San Pietroburgo in un poderoso corteo, la fine della guerra, diedero inizio alla Rivoluzione.

Da allora - nonostante i tentativi dei laburisti e il colossale falso del “prato di mimose” adiacente ad una fantomatica fabbrica negli USA dove sarebbero bruciate vive alcune operaie, per snaturare i contenuti di classe di questa ricorrenza - l’8 marzo è stato per decenni la giornata delle donne lavoratrici per rivendicare diritti che la società capitalista negava ad esse. Fino al 2017 quando l’8 marzo si impone in tutto il mondo come la “Marcia internazionale delle donne”: una iniziativa (come documentato dal New York Times) del “filantropo” George Soros per dirottare la ricorrenza “contro il femminicidio”.

Obiettivo consolidato dalla nascita del movimento “Ni una menos” (“Non una di meno”) che, guarda caso, si sceglieva come sua icona le “guerrigliere curde” proprio quando le milizie curde diventavano gli ascari dei militari statunitensi che invadevano le zone petrolifere della Siria. Va da sé che a questa operazione mediatica abboccava la stragrande maggioranza della “sinistra antagonista” che - benedetta da Repubblica e da tutti i media mainstream - da allora, affolla i cortei contro il cosiddetto femminicidio. Un’altra arma di distrazione di massa per convincere le donne che i loro diritti non sono violati da un sistema economico e politico sempre più spietato e che, spesso, trasforma il nucleo familiare in un incubo, bensì dal maschio stupratore e assassino.

Come “attestato” da innumerevoli fiction in TV.


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